L'UE così non va, meno burocrazia più investimenti

Aldo Patriciello, 15 anni in Forza Italia e ora il passaggio con la Lega per questa corsa alle Europee. Quali i motivi che l’hanno portata a questo cambiamento?

L’identità. L’Italia in questo momento storico deve difendere la propria identità in un contesto geopolitico complesso. Non possiamo permetterci differimenti o politiche troppo melliflue. Dobbiamo dire chiaramente cosa vogliamo e lavorare per ottenerlo, dire chiaramente chi siamo e difenderci. La Lega è il posto giusto dove stare.

Alle ultime Europee in termini di preferenze ha ottenuto quasi 80mila voti, secondo solo a Silvio Berlusconi. Pensa di poter raggiungere lo stesso risultato anche con il nuovo partito?

Ho un rapporto diretto con i miei elettori, con una fidelizzazione altissima. Tutti sanno che possono chiamarmi e io rispondo sempre. Sto girando in lungo e in largo la nostra vastissima circoscrizione e trovo passione, motivazione e un affetto sempre crescente. Mi piace guardare negli occhi le persone, frequentare il territorio, viverlo per davvero. Ai salotti buoni ho sempre preferito la piazza del paese: è questa la semplicità che coltivo. Aldo Patriciello c’era, c’è e ci sarà per tutto il mezzogiorno d’Italia.

All’interno del Parlamento europeo il passaggio da Fi alla Lega significa anche l’allontanamento dal Ppe. Non teme di restare fuori dalla maggioranza?

Quello che mi interessa è difendere gli interessi dell’Italia, del mezzogiorno d’Italia e degli italiani. Non è questione di maggioranza o di opposizione, diversamente avrei optato per altre scelte più comode. Ma io sono un combattente e con onestà intellettuale devo riconoscere che la Lega, anche per il sud Italia verso il quale il Ministro Salvini sta adottando provvedimenti concreti e importanti, è la scelta più opportuna per chi ha a cuore la difesa del nostro Paese.

Ha già fatto quattro mandati da parlamentare europeo. Quali i risultati che rivendica con più orgoglio?
Se guardo al passato sono molto orgoglioso di essere stato relatore della nuova strategia spaziale dell’Unione europea: da lì è partita tutta l’attività UE in tema di ricerca, innovazione e investimenti in ambito spaziale. In quest’ultimo periodo mi sono occupato molto di lotta al cancro, essendo stato vicepresidente della Commissione Parlamentare contro il Cancro, ma una delle soddisfazioni più grandi è legata a tutta l’attività portata avanti per difendere il nostro made in Italy bloccando il nutriscore, e cioè il sistema di etichettatura a semaforo che avrebbe danneggiato enormemente i nostri prodotti alimentari.

Su quali punti, invece, vuole soffermarsi maggiormente per la prossima legislatura?   

Veda, nelle scorse competizioni per le europee c’era sempre un dibattito tra Europa sì ed Europa no. Oggi il dibattito è su un’Europa migliore. Noi vogliamo più italianità e meno euroburocrazia. Vogliamo un’Europa più vicina e non chiusa nei palazzi. Un’Europa che sia vicina alle microimprese, alle attività produttive con provvedimenti forti e chiari. Un’Europa che dia una mano in termini di sussidiarietà alle famiglie. Insomma un’Europa semplice ed efficace. Il resto sono chiacchiere.

Anche quest’anno c’è il timore di elevate percentuali di astensione. Come si convince l’elettorato dell’importanza del voto per le Europee?

Con proposte chiare e linguaggio vicino. L’Italia è tra i Paesi fondatori dell’UE quello con il tasso di astensionismo più alto, dobbiamo far capire che più persone vanno a votare più peso avranno i nostri rappresentanti nel Parlamento Europeo. Grazie al Governo di centrodestra, per la prima volta nella storia, potranno votare gli studenti fuorisede. La sinistra ne ha sempre parlato, ma ha sempre creato illusioni senza essere concreta. Ecco, noi abbiamo creato uno strumento che avvicina ulteriormente al voto.

Il risultato di queste elezioni sarà determinante anche per le scelte dei partiti per le prossime regionali in Campania. È anche un derby interno al centrodestra per capire quale forza potrà indicare il candidato?

Si vota per le europee e non per le regionali, su cui poi ci sarà modo di confrontarsi con i modi e i tempi dovuti, che non sta a me stabilire. Di sicuro la Campania rappresenta uno dei motori fondamentali del Sud Italia e se si riesce a far ripartire bene la Campania si riesce a far ripartire l’intero mezzogiorno.

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