Patriciello: Il Sud si salva solo in Europa - Intervista a Le Cronache di Salerno

di Erika Noschese

Prima l’addio a Forza Italia poi la ricandidatura con la Lega. L’europarlamentare uscente Aldo Patriciello è in piena campagna elettorale ormai e in questi giorni sta incontrando amici ed elettori per presentare il lavoro fatto al Parlamento Europeo e gli obiettivi per il futuro.

Onorevole Patriciello, partiamo da un bilancio della sua esperienza al Parlamento Europeo

Chi mi conosce sa che per me l’unica cosa che conta davvero è abbassare la testa e lavorare. Me lo hanno insegnato da piccolo i miei genitori e continuo a fare mia questa cultura del sacrificio anche in ambito politico. Il mio impegno a sostegno e in rappresentanza del territorio è totale e, col supporto dei cittadini, credo sia giusto proseguire per portare avanti idee, progetti e per trovare soluzioni ai tanti problemi del Mezzogiorno. Sono stati anni intensi in cui mi sono occupato di tutela ambientale, finanziamenti alle piccole e medie imprese. Sono stato in prima linea nell’approvare e finanziare il Recovery fund che ha assegnato al nostro Paese oltre 200 miliardi di euro, senza dimenticare il lavoro per arginare l’epidemia da Covid-19: uno dei periodo peggiori della nostra modernità.

Lei ha detto addio a Forza Italia e ha aderito alla Lega, perchè questa scelta?

Tutte le storie, anche le più belle, hanno un inizio e una fine. La mia è terminata con la scomparsa di Silvio Berlusconi, un grande imprenditore, uno statista e un amico. Comincia una nuova nella Lega, con l’entusiasmo e la passione di sempre, quella non manca mai nonostante gli anni che passano.

Alla luce della sua esperienza, cosa non va oggi in Forza Italia?

Ho dato tanto alla causa e adesso non voglio rinnegare un periodo che ricordo con piacere ed emozione. Sono stati anni bellissimi, pieni di bei momenti e di tante soddisfazioni. Me ne sono andato in pace con tutti, senza sbattere la porta, come sono abituato a fare. Nessun rancore, ci mancherebbe. Non voglio perciò entrare in dinamiche interne che ora non mi competono più, non sarebbe corretto. Del resto, siamo alleati e buoni amici.

L’Europa sembra essere così lontana dai giovani, come rimettere al centro dell’agenda politica le loro esigenze?

Io credo nei giovani e credo che per certi versi siano anche più avanti di chi ha qualche anno in più. I ragazzi del terzo millennio vogliono di sicuro più Europa, tocca a noi tutti riempire tale bellissima parola di contenuti davvero importanti, come crescita economica, lavoro, conoscenza, cultura, benessere. Ma attenzione: un’Europa che sia quella pensata dai padri fondatori e non quella di oggi che pensa alle farine di insetti o che mette al bando le auto a carburante regalando, di fatto, il settore dell’automotive ai cinesi.

Quali gli impegni che assume se dovesse essere riconfermato?

Non mi è mai piaciuto fare promesse. Poche parole e tanti fatti, chi mi conosce sa che non amo slogan elettorali e promesse impossibili. Sono impegnato 24 ore al giorno a costruire quel ponte che collega il Mezzogiorno al vecchio continente attraverso più fondi, più imprese, meno burocrazia, più occupazione, infrastrutture, diritto alla salute e all’istruzione. Il Sud si salva solo in Europa!

Come commenta l’esito delle regionali in Abruzzo e Sardegna?

I numeri parlano chiaro: vittoria netta della coalizione in Abruzzo e sconfitta di misura in Sardegna, ma politicamente il centrodestra ha ottenuto in entrambi casi risultati davvero positivi. Il feeling con gli elettori è evidente e solido e abbiamo il dovere a tutti i livelli di ripagare tale consenso con i risultati.

A livello nazionale crede nel centrodestra unito?

Non solo ci credo, ma sono impegnato in prima persona sui territori affinché la coalizione si rafforzi valorizzando quella filiera politico-istituzionale che può collegare Bruxelles pure al comune più piccolo dell’Abruzzo. Solo così superiamo gli ostacoli e risolviamo i problemi delle persone, anche e soprattutto di coloro che vivono nelle aree interne

 

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